Devitalizzazione dente: tutto sull’intervento

Devitalizzazione dente: tutto sull’intervento

Come funziona la devitalizzazione dei denti? Quando è necessaria e quanto dura il dolore dopo l’intervento? Ne parliamo in questo articolo.

Avere denti sani e forti quanto più a lungo possibile è ciò che tutti ci auguriamo.

Per questo bisogna prendersi cura dei propri denti fin da piccoli, così da non incappare in situazione spiacevoli come le temute carie dentali, che se non prese in tempo possono provocare seri danni e dolore acuto.

La devitalizzazione del dente è la tecnica odontoiatrica utilizzata dai dentisti per salvare in extremis i nostri denti dall’estrazione.

Quando parliamo di devitalizzazione dei denti ci riferiamo a un vero e proprio intervento chirurgico che consiste nella rimozione della polpa dentale malata. La polpa dentale è costituita da piccole arterie, vene e nervi, e può essere danneggiata dai batteri che compongono la carie, causando un dolore molto forte.

La devitalizzazione è l’ultima possibilità di salvare il dente prima che questo venga estratto.

 

Quando è necessario devitalizzare un dente?

La devitalizzazione del dente è consigliabile come soluzione a seconda delle diverse problematiche, per esempio quando il dente cariato causa un dolore nel paziente talmente invalidante da compromettere lo svolgimento delle attività quotidiane, oppure quando la carie è molto profonda e arriva a infiammare il tessuto che costituisce la polpa.

Altri casi in cui la devitalizzazione è necessaria riguardano la lesione del dente, che può causare un’infezione e la successiva formazione di un granuloma, o ancora quando si sviluppa un’ipersensibilità del dente al contatto con cibi freddi o caldi e a movimenti meccanici come la masticazione.

 

 

Quanto tempo ci vuole per devitalizzare un dente?

Dopo diversi anni di studi e nuove tecnologie, l’intervento di devitalizzazione dei denti non è più una procedura dolorosa.

Si procede con una serie di sedute di controllo e alcune radiografie al cavo orale per individuare il dente cariato da devitalizzare. A questo punto si può finalmente procedere con l’intervento odontoiatrico, che nel complesso dura circa due o tre ore.

Per iniziare si somministra un’anestesia locale al dente, quindi si posiziona attorno agli altri denti una protezione di lattice chiamata diga.

Nel passaggio seguente la corona del dente viene forata per consentire a uno strumento apposito, chiamato lima canalare, di estrarre la polpa dentale danneggiata.

Successivamente si pulisce il canale radicolare dai residui batterici e lo si riempie con un materiale chiamato guttaperca, composto da una resina di origine naturale che si trasforma poi in idrossido di calcio, così da sigillare e ricostruire il dente qualora vi fossero parti mancanti.

Infine, viene applicata un’otturazione temporanea.

È fondamentale lavare i denti dopo la devitalizzazione in modo molto accurato, perché un dente devitalizzato non è immune da infezioni future. Si consiglia pertanto un controllo periodico dal medico dentista ogni 6/12 mesi.

 

Quanto dura il dolore dopo la devitalizzazione di un dente?

In attesa della visita odontoiatrica, che consigliamo di prenotare al più presto in caso di infiammazione ai denti, si può ricorrere ad alcuni accorgimenti che consentono di alleviare e sopportare meglio il dolore:

  • preferisci cibi liquidi, molli e semi molli, come formaggi freschi, tritato, purea e zuppe, almeno fino a quando non avrai una terapia contro il dolore prescritta dallo specialista;
  • non bere liquidi troppo caldi o troppo freddi direttamente, perché stimolano ancor di più i centri nevralgici del dolore, quindi optare per berli con una cannuccia o per bevande a temperature ambiente;
  • assumi alimenti ricchi di magnesio e vitamina B, che agiscono e supportano il sistema nervoso;
  • continua a curare l’igiene orale con uno spazzolino morbido, utilizzando acqua tiepida o a temperatura ambiente e il filo interdentale per togliere i residui;
  • applica impacchi di ghiaccio esterni in caso di dolore acuto, sfruttandone l’azione analgesica naturale per ridurre il dolore e il bruciore.

 

Prevenire il dolore ai denti

Vediamo quali sono le conseguenze di una devitalizzazione del dente riguardo il post operazione.

È normale avere ipersensibilità dentale nei giorni successivi all’intervento, invece è meno frequente la possibilità di provare mal di denti dopo la devitalizzazione, ma non è escluso. Di solito il dolore può durare dai 15 ai 20 giorni; se persiste è meglio ricontattare il proprio dentista.

Per alleviare il dolore ai denti si può applicare sulla zona interessata un po’ di ghiaccio, che oltre ad anestetizzare temporaneamente il dolore, sgonfia anche la gengiva provata dall’operazione. In alternativa se il dolore è acuto, si possono prendere antidolorifici su consiglio del dentista.

 

Cosa succede se non si devitalizza un dente?

Quando il dente subisce un danno, che sia una carie o un altro tipo di trauma, il nervo  all’interno può risultare danneggiato anche se il dente non presenta all’apparenza rotture o scheggiature, e se non si interviene per tempo l’infiammazione o l’infezione della polpa del dente possono causare dolore e ascessi dentali.

Il dente devitalizzato, pur perdendo la sua sensibilità al caldo e al freddo rispetto agli altri denti, preserva la sua funzione e il suo aspetto estetico dopo l’operazione, e può avere lo stesso arco di vita di un dente sano.

 

Devitalizzazione dente: costo

Il costo per una devitalizzazione di un dente varia in base al tipo di operazione da eseguire e alla successiva ricostruzione del dente.

A oggi, la devitalizzazione dente è l’unica tecnica odontoiatrica che consente di alleviare il dolore acuto prima dell’estrazione e non esiste un’alternativa alla devitalizzazione dei denti. Rimane quindi l’intervento più efficace per continuare a conservare il dente.

Come riconoscere una nevralgia ai denti (e come curarla)

Come riconoscere una nevralgia ai denti (e come curarla)

Perché viene la nevralgia ai denti? Come si riconosce un’infiammazione denti e quali accorgimenti possiamo adottare per calmare il dolore? In questo articolo parleremo degli stati infiammatori che coinvolgono la dentatura, spesso correlati a un problema piuttosto comune: l’infiammazione del trigemino.

 

Infiammazione trigemino denti: cause

Con nevralgia ai denti ci si riferisce a uno stato generico di dolore che può riguardare un singolo dente, l’intera arcata dentaria o le gengive. Questo dolore non è sempre costante: durante il giorno può ridursi e poi tornare, specie durante i pasti, per via della masticazione.

Qual è, però, la vera causa del dolore diffuso a tutti i denti o a un singolo dente? Perché viene la nevralgia ai denti?

A sollecitare il fastidio ai denti è spesso l’infiammazione del trigemino, detto anche V nervo cranico, che ha il compito di trasferire al cervello le informazioni che riguardano il volto e tutti i tessuti al suo interno.

La nevralgia al trigemino si può presentare, quindi, in caso di problemi dentali, tra cui i più comuni:

  • trauma o frattura del dente;
  • carie;
  • cattiva igiene orale;
  • fumo;
  • operazioni di chirurgia orale;
  • ascessi sui denti devitalizzati, causati da un’infezione batterica;
  • bruxismo;
  • cisti;
  • parodontite, ossia infiammazione gengivale;
  • eruzione di nuovi denti, come le mole del giudizio o i nuovi denti dopo la caduta dei denti da latte.

Anche alcune malattie del sistema nervoso possono provocare l’infiammazione del trigemino; in quel caso, oltre al dolore al fastidio ai denti, si può manifestare un mal di testa frequente, anche unilaterale.

 

 

Sintomi nevralgia del trigemino denti

Cosa si prova quando si infiamma il nervo del dente, così come viene chiamato da molti pazienti? I sintomi più comuni si concentrano soprattutto sulle arcate, sulla mandibola e sulla mascella.

Anche se il dolore non è costante, quando si ha una nevralgia ai denti il fastidio si presenta quasi sempre durante la masticazione, in particolare di cibi solidi e croccanti. Il dolore alla masticazione, che si irradia su tutta l’arcata dentaria vicina, è quindi molto frequente.

Gli altri sintomi possono variare a seconda delle cause. Se la nevralgia è causata da un’infezione batterica, da una carie o da un ascesso, è probabile che si noti un rigonfiamento del viso in corrispondenza della zona di dolore. La guancia potrebbe anche bruciare, in questo caso, rendendo ancora più evidente l’infiammazione denti.

Quando, invece, si avverte una sensazione di pressione ai denti, in particolare al risveglio, è ipotizzabile che la causa sia da associare al bruxismo, ossia all’azione di serrare la mandibola e di digrignare i denti durante la notte, mentre si dorme, in maniera involontaria.

Il dolore ai denti, infine, può esprimersi anche con un dolore connesso al collo e alla rigidità del collo e delle spalle, oltre al mal di testa unilaterale che coinvolge la parte del dente dolorante.

 

Cosa fare per nevralgia ai denti

In attesa della visita odontoiatrica, che consigliamo di prenotare al più presto in caso di infiammazione ai denti, si può ricorrere ad alcuni accorgimenti che consentono di alleviare e sopportare meglio il dolore:

  • preferisci cibi liquidi, molli e semi molli, come formaggi freschi, tritato, purea e zuppe, almeno fino a quando non avrai una terapia contro il dolore prescritta dallo specialista;
  • non bere liquidi troppo caldi o troppo freddi direttamente, perché stimolano ancor di più i centri nevralgici del dolore, quindi optare per berli con una cannuccia o per bevande a temperature ambiente;
  • assumi alimenti ricchi di magnesio e vitamina B, che agiscono e supportano il sistema nervoso;
  • continua a curare l’igiene orale con uno spazzolino morbido, utilizzando acqua tiepida o a temperatura ambiente e il filo interdentale per togliere i residui;
  • applica impacchi di ghiaccio esterni in caso di dolore acuto, sfruttandone l’azione analgesica naturale per ridurre il dolore e il bruciore.

 

Prevenire il dolore ai denti

Come sempre, in medicina, la miglior arma resta la prevenzione, e il caso della nevralgia ai denti non fa eccezione: le buoni abitudini quotidiane sono alla base di una dentatura sana, quindi è bene lavare i denti dopo ogni pasto, usare il filo interdentale, lo scovolino o l’idropulsore per eliminare i residui e fare una pulizia dei denti professionale in ambulatorio odontoiatrico almeno una volta all’anno.

Il rispetto di questa semplice routine riduce notevolmente la presenza di infezioni batteriche causate da accumulo di tartaro, placca, carie e infiammazioni gengivali, che portano poi all’infiammazione dentale.

 

Quanto dura una nevralgia ai denti?

Non è possibile rispondere in maniera univoca a questa domanda, poiché tutto dipende dalle cause scatenanti del dolore.

In genere, in caso di problemi dentali come carie, ascessi, piorrea e cisti, è necessaria una visita odontoiatrica per la prescrizione di analgesici, antinfiammatori o antibiotici, preliminari solitamente a una rimozione del dente per via chirurgica o ad altri trattamenti di cura.

Talvolta, la nevralgia del trigemino non è connessa a un problema dentale, ma a una ragione di altra natura legata al sistema nervoso. In questo caso, è utile comunque fare una visita dentistica per escludere cause legate alla salute dei denti e procedere con la giusta diagnosi.

Scovolino denti: quando usarlo e come usarlo

Scovolino denti: quando usarlo e come usarlo

Lo scovolino denti è uno strumento necessario per un’igiene orale completa? Ne parliamo in questo articolo.

Armatevi di un bel sorriso e conquisterete il mondo!

Le armi a nostra disposizione per avere un sano sorriso smagliante e un alito sempre profumato, sono ben cinque.

Una corretta ed efficace pulizia quotidiana del cavo orale prevede l’utilizzo dello spazzolino, meglio se elettrico perché agisce più intensamente sulla placca; un buon dentifricio; il filo interdentale; il collutorio e ultimo, ma non per importanza, lo scovolino, perfetto per eliminare ogni residuo di cibo tra i denti e prevenire infiammazioni alle gengive.

Il momento giusto per usare lo scovolino denti è la sera, prima dello spazzolino, così da avere più tempo per rimuovere i residui di cibo della giornata e prestare maggiore attenzione ai movimenti da compiere.

Per ottenere una buona pulizia orale e per evitare di danneggiare le gengive, vista la sua azione più incisiva rispetto al semplice spazzolino, lo scovolino va usato senza dentifricio.

Lo scovolino è uno strumento utilissimo anche per chi indossa apparecchi ortodontici: è capace di arrivare a pulire fino al 60% della superficie del dente, operazione che risulta difficile solo con l’utilizzo dello spazzolino per i denti.

 

Come rimuovere la placca dai denti?

La placca dentale è la formazione di una patina incolore sui denti, composta da alcuni batteri che si nutrono dei residui di cibo presenti nel cavo orale, a cui si aggiunge la calcificazione delle proteine presenti nella saliva che conferisce un colore diverso e causa le macchie sui denti.

Tra i vari strumenti a disposizione per la cura della bocca, lo scovolino interdentale è forse il meno conosciuto, pur avendo un’ottima capacità pulitiva delle fessure interdentali, luogo in cui i residui di cibo rimangono bloccati a volte anche dopo aver usato lo spazzolino.

Qu proliferano i batteri, che causano placca e tartaro se non rimossi bene; è proprio qui che lo scovolino interviene in aiuto allo spazzolino, e andrebbe utilizzato ogni giorno per l’igiene orale quotidiana.

 

 

Come si usa lo scovolino per i denti?

Lo scovolino dentale è uno spazzolino interdentale di piccole dimensioni, dotato di setole che formano una spirale per favorire l’inserimento di questo tra lo spazio interdentale; è consigliabile munirsi però di più scovolini di diverse dimensioni, assicurando così la pulizia completa della bocca nello spazio tra i vari denti, che non presentano quasi mai la stessa distanza l’uno con l’altro.

Il movimento che deve compiere lo scovolino per funzionare correttamente è quello di andare avanti e indietro per due o tre volte tra gli spazi interdentali.

 

Scovolino elettrico: una valida alternativa

Esistono due tipologie di scovolini per i denti tra cui scegliere: uno è lo scovolino interdentale classico, l’altro è lo scovolino elettrico.

Gli scovolini elettrici costituiscono una buona alternativa a quelli classici, in quanto, similmente allo spazzolino elettrico, raggiunge con più efficacia gli spazi più stretti e insidiosi tra i denti.

 

Scovolino denti misure

Come scegliere la misura dello scovolino?

In commercio si trovano scovolini di diverse misure, distinti per codice colore:

  • gli scovolini piccoli di colore rosa hanno misura 0,4 mm;
  • quello arancione è di 0,45 mm:
  • la misura abbinata allo scovolino rosso è di 0,5 mm;
  • lo scovolino blu corrisponde alla misura di 0,6 mm;
  • quello giallo è di 0,7 mm;
  • lo scovolino verde è di 0,8 mm.

La classificazione per colori e misure è pensata per adattarsi ad ogni tipo di fessura tra dente e dente, venendo incontro alle esigenze di tutti.

 

Quanto dura uno scovolino?

La durata di uno scovolino per denti in media è di 10/15 giorni. In ogni caso, se ancor prima di questo lasso di tempo le setole iniziano a perdere elasticità e ad aprirsi, si consiglia di sostituirlo con uno nuovo.

 

Come disinfettare gli scovolini

Benché la vita di uno scovolino per i denti sia di circa due settimane, e di conseguenza andrebbe sostituito con uno nuovo, si deve prestare attenzione a mantenerlo sempre ben igienizzato.

Per prima cosa bisogna conservarli in un luogo asciutto e ben pulito; se lo si vuole disinfettare dopo ogni utilizzo si può ricorrere al colluttorio, oppure si può immergere in una soluzione di acqua e bicarbonato ricordando sempre di asciugare bene le setole.

Se fin da bambini si ricorre a queste soluzioni quotidiane per la cura della bocca, il rischio di problematiche legate ai denti, come carie, gengiviti, tartaro e infiammazioni si riduce notevolmente nell’età adulta.

Rimane sempre importante affidarsi ai dentisti per programmare almeno una seduta annuale di igiene orale professionale, in modo da prevenire qualsiasi tipo di problema dentale.

Come togliere il tartaro dai denti

Come togliere il tartaro dai denti

Un bel sorriso smagliante è il biglietto da visita che tutti vorremmo mostrare quando incontriamo il prossimo. Il suo peggior nemico? Il tartaro, che rende i denti sporchi e ingialliti.

Rimuovere il tartaro è un’operazione che va eseguita giornalmente, a partire da casa propria, con l’uso di dentifricio e spazzolino dopo ogni pasto. Così si può evitare che il tartaro si stratifichi nel corso del tempo, rendendo così la sua rimozione molto più impegnativa.

La formazione del tartaro è dovuta ad un accumulo di composti minerali; inizialmente si crea una patina incolore, chiamata placca batterica, composta da alcuni batteri che si nutrono dei residui di cibo presenti nel cavo orale dopo ogni pasto, e da proteine della saliva che, calcificandosi intorno allo strato superficiale dei denti, ne determinano i cambiamenti di colore nel tempo.

 

Quali sono le cause dei denti sporchi?

Tra le cause principali dei denti sporchi sussistono una serie di fattori che, se trascurati, possono provocare diversi fastidi come infezioni dentarie più o meno gravi, malattie parodontali e gengivali, nonché evidenti disagi estetici.

Questi disturbi sono determinati, nella maggior parte dei casi, da una poco corretta cura del cavo orale, dai depositi di placca e cibo, dal consumo di caffè e tè, fumo e tabacco, che fanno assumere allo strato di tartaro una colorazione variabile dal giallognolo al grigio scuro nel suo stadio peggiore.

Esistono due diverse tipologie di tartaro. Il primo è quello che si sviluppa sulla superficie esterna del dente, che può essere trattato se ancora allo stato iniziale, con una buona pulizia dei denti; il secondo tipo è quello che si forma sotto la gengiva ed è evidente per la sua colorazione scura. Questo è causa principale delle infezioni gengivali all’interno delle tasche parodontali, e questo tipo di tartaro può essere rimosso solo con l’aiuto di un igienista dentale.

 

Come togliere il tartaro

Tartaro denti: rimedi casalinghi

Una delle azioni fondamentali per evitare la formazione e l’accumulo del tartaro è eseguire una quotidiana pulizia dei denti in modo corretto, con l’utilizzo di strumenti giusti per la cura dentale e le giuste tecniche di spazzolamento, come ad esempio il movimento dall’alto verso il basso da eseguire lungo tutta la superficie dei denti.

Si può agire sul tartaro anche con il bicarbonato di sodio e un goccio d’acqua, che sfregato contro il dente favorisce la rimozione dello strato superficiale di patina donando un leggero sbiancamento. Questo procedimento è da compiere con cura e in modo delicato per non infiammare involontariamente le gengive, al massimo una volta a settimana.

Alcune persone utilizzano l’aceto di mele per sciacquare i denti ed eliminare gli accumuli di batteri. L’acido acetico infatti è un alleato contro diversi micobatteri. Se si vuole tentare questo rimedio casalingo per il tartaro, è bene diluire poco in un bicchiere di acqua per non infiammare le gengive, ripetendo l’operazione al massimo una volta a settimana.

Un modo per mantenere la bocca pulita è usare lo spazzolino con il dentifricio senza l’utilizzo dell’acqua, in modo da preservare la sua funzione abrasiva e una corretta rimozione dello strato di placca. È utile anche spazzolare la lingua così da prevenire l’alitosi dovuta ai batteri presenti nella bocca.

 

Pulizia tartaro denti: costo e tecniche

Questi rimedi casalinghi che abbiamo elencato possono aiutare a ridurre l’accumulo di tartaro nel breve periodo, ma non sostituiscono il dentista e non sono in grado di pulire i denti come una seduta di igiene dentale.

Per i casi più gravi di accumulo di tartaro, visibile se hai denti gialli o macchiati, è necessario prenotare una visita odontoiatrica dal tuo dentista di fiducia. Si consiglia un controllo ogni 6/12 mesi, partendo da una profonda pulizia dei denti per eliminare la placca dentale con tecniche come l’ablazione tartaro o la detartrasi.

Se si inizia fin da piccoli ad avere una buona cura dei nostri denti, lavandoli regolarmente tre volte al giorno e prestando attenzione ai cibi che si consumano, il rischio di sviluppare tartaro sui denti si riduce di molto, così da preservare la salute del cavo orale anche in età avanzata.


Nel video del collega viene mostrato un caso di detartasi professionale.

Denti in gravidanza: come comportarsi

Denti in gravidanza: come comportarsi

Curare i denti in gravidanza non è un fattore di importanza secondaria. Nei nove mesi della gestazione le donne sono sottoposte ad esami approfonditi per controllare il proprio stato di salute e quello del nascituro. Questo è sicuramente un bene per il percorso della gravidanza, ma ciò non deve togliere attenzione a quelle parti del corpo non direttamente coinvolte nella gestazione.

I denti, ad esempio, possono subire notevoli cambiamenti a causa del differente assetto ormonale della donna incinta. Alcuni studi dimostrano, ad esempio, che i livelli di estradiolo e progesterone, più alti fino a 30 volte durante la gravidanza, possano favorire la proliferazione batterica e quindi alcune infezioni e infiammazioni del cavo orale.

Inoltre, i frequenti episodi di nausea e vomito rischiano di compromettere la salute della bocca e dei denti, se non si prendono rimedi importanti per prevenire o proteggere subito la dentatura. E’ possibile effettuare anche la pulizia denti in gravidanza senza alcun pericolo.

Approfondiamo qui cosa può comportare la gravidanza per la salute dentale e quali sono le misure precauzionali utili per salvaguardare i denti durante la gestazione.

 

Gengivite e parodontite in gravidanza

Tantissime donne in gravidanza vanno incontro a infiammazioni e infezioni della gengiva, in particolare nelle prime settimane di gestazione.

Ciò accade principalmente per due ragioni fisiologiche:

  • la prima è correlata all’aumento del circolo sanguigno, necessario per consentire il corretto sviluppo del feto, che porta ad un leggero gonfiore delle gengive. Questo, se associato ad una presenza di placca batterica, può sfociare in una gengivite e in una successiva parodontite. In questo caso è frequente riscontrare sanguinamento gengivale, specialmente quando si lavano i denti, dolore, prurito e la formazione di epulidi gravidiche, escrescenze rosse che si formano a bordo delle gengive e sanguinano facilmente;
  • la seconda ragione è legata invece ai cambiamenti ormonali che indeboliscono momentaneamente il sistema immunitario. In un quadro del genere, anche una piccola colonia batterica depositata sui denti può aumentare a dismisura e provocare l’infiammazione parodontale, con tutti i problemi che ne conseguono.

 

Piorrea in gravidanza

La piorrea è una forma di parodontite che si manifesta con la presenza di pus e sangue nelle sacche gengivali, sintomo di un’infezione galoppante e molto pericolosa. È ormai accertato che la piorrea può influire sulla durata della gravidanza e sul peso del bambino: le donne che hanno piorrea in gravidanza vanno incontro a parti prematuri e alla nascita di neonati sottopeso.

Questo accade perché, all’interno della placenta sono presenti antigeni di uno dei batteri che causano la parodontite. In altre parole, i batteri della parodontite trovano via libera per l’accesso alla placenta, liberando così tossine a contatto della barriera amniotica.

Lo stress provato dalla placenta è tale da poter indurre il parto pretermine. Inoltre, se durante la gravidanza la madre ha avuto una parodontite, è possibile che anche il bambino appena nato presenti problemi gengivali atipici.

 

 

Terapia per parodontite in gravidanza

In caso di parodontite in gravidanza, il dentista può procedere con alcuni trattamenti nel rispetto del periodo gestazionale in corso. Il momento ideale per trattare le parodontiti è quello del secondo trimestre; se ancora la gravidanza non è in corso, è decisamente più indicato rivolgersi al dentista prima del concepimento per risolvere eventuali problemi orali in atto.

Durante l’approfondimento diagnostico, lo specialista non potrà ovviamente effettuare una radiografia in gravidanza per accertare un’eventuale parodontopatia. In questo caso userà altri tipi di strumenti, come un sondaggio completo o l’analisi microbiologica, per verificare la presenza di batteri nelle tasche parodontali. Come terapia, il dentista può utilizzare il laser dentale per la parodontopatia in gravidanza senza rischi per la mamma o per il feto.

 

Denti e gravidanza: alcune indicazioni

La prevenzione resta sempre la migliore arma per evitare complicazioni delle patologie orali, anche in gravidanza.

Le linee guida oggi riconosciute e consigliate a tutte le donne in stato di gravidanza riguardano:

  • igiene orale a casa, con uso dello spazzolino morbido, del filo interdentale e dello scovolino, più dentifricio e collutorio a base di fluoro per rimuovere la placca dentale. Per prevenire spiacevoli mal di denti in gravidanza;
  • assumere fluoro se indicato dal dentista per rafforzare i denti, attraverso acqua ad alto contenuto di fluoro o dentifrici specifici;
  • curare l’alimentazione mangiando tanta frutta e verdura, ad alto tasso di vitamina C, nonché alimenti con ferro e calcio per favorire la mineralizzazione dei denti;
  • programmare una pulizia dei denti in gravidanza.

 

Curare denti in gravidanza nel nostro studio di Firenze

Il nostro studio dentistico riceve donne in gravidanza per qualsiai problema del cavo orale come parodontite, per effettuare la regolare pulizia dei denti oppure per eseguire un’estrazione denti in gravidanza. Contattaci subito per prenotare il tuo appuntamento.

Pulizia denti quotidiana: è davvero così importante?

Pulizia denti quotidiana: è davvero così importante?

La pulizia dei denti è un gesto che facciamo ormai in maniera automatica tutti i giorni, senza soffermarci troppo sulle implicazioni di una corretta igiene orale da seguire giorno dopo giorno. Il fatto che passi dall’essere un gesto consapevole all’essere una ripetizione abitudinaria fa sì che, talvolta, i denti vengano lavati frettolosamente, senza completare una pulizia dei denti giornaliera efficace.

Ma è davvero così importante lavare i denti dopo ogni pasto, e ricorrere ogni giorno a filo interdentale, collutorio e idropulsore? La risposta è sì, perché nella pulizia dei denti è racchiuso il segreto di una buona salute orale. Entriamo nel dettaglio.

 

Perché lavare i denti ogni giorno?

Non solo ogni giorno, anche più volte al giorno: alla base della prevenzione di larga parte delle malattie odontoiatriche c’è la pulizia dei denti, in grado di risparmiarci un bel po’ di dolorosi appuntamenti dal dentista. La pulizia dei denti quotidiana, per essere realmente efficace, deve essere però eseguita in maniera corretta e con gli strumenti necessari.

Dopo i pasti, sui denti si depositano i residui di cibo che vanno poi ad infiltrarsi negli spazi interdentali. Il tartaro ad esempio, ovvero quella patina lasciata dal passaggio degli alimenti in bocca durante la masticazione, col tempo si indurisce trasformandosi poi in placca.

 

Cosa preveniamo con la pulizia dentale quotidiana?

La placca invece è terreno altamente fertile per la proliferazione dei batteri. Infatti è costituita principalmente da zuccheri, che è ciò di cui i batteri si nutrono fino a intaccare l’osso del dente e a creare gallerie per penetrare al suo interno.

Da qui si trasforma in carie profonde, che arrivano a toccare il nervo del dente e a iniziare un processo di decomposizione. Questo processo si risolve o con l’otturazione del dente e la sua devitalizzazione o, nel peggiore dei casi, con l’estrazione dentaria.

Oltre all’osso e alla polpa del dente, i batteri possono aggredire le gengive e causare irritazioni fastidiose, comunemente note come gengiviti. Nei soggetti predisposti a patologie della gengiva, anche per carattere familiare, le gengiviti possono peggiorare fino a causare sanguinamenti, lesioni e parodontite.

Va da sé che l’igiene orale quotidiana è un trattamento indispensabile per evitare questo genere di infezioni e infiammazioni sui denti. E’ possibile eseguirla con diversi tipi di spazzolini, sia manuali che elettrici o spazzolini ultrasonici. Questi ultimi due sono i più indicati per una perfetta pulizia quotidiana, soprattutto per chi non sa come spazzolare i denti correttamente.

Da sola, però, l’igiene orale quotidiana può non essere del tutto sufficiente.

 

 

Pulizia denti professionale

Spazzolino, dentifricio, filo interdentale e collutorio: necessari dopo ogni pasto, questi tre strumenti consentono di effettuare delle pulizie denti che garantiscano un alito fresco a lungo.

Nonostante tutti i nostri sforzi, i depositi di tartaro potrebbero comunque rimane negli spazi difficoltosi da raggiungere con lo spazzolino e il filo interdentale, come ad esempio le mole più profonde o i colletti gengivali, spazio di contatto tra la gengiva e il dente emerso.

Ecco perché è utile, una volta all’anno all’incirca, prenotare una seduta di pulizia denti professionale dal proprio dentista di fiducia.

Il dentista è dotato di strumentazione a ultrasuoni che rompe la placca depositata sul dente, riducendola in molecole di pulviscolo che vengono poi aspirate ed eliminate totalmente, per lasciare i denti al loro stato di candore naturale. Durante la seduta dal dentista, l’igienista effettua anche una detartrase (ablazione tartaro) in maniera impeccabile.

Nella pulizia dei denti lo smalto non viene minimamente intaccato. Gli ultrasuoni distinguono infatti la placca dal dente per via del diverso colore, in modo da non danneggiare la superficie esterna dei denti.

Subito dopo l’uso degli ultrasuoni, il dentista applica una pasta abrasiva sui denti in modo da eliminare anche gli ultimi residui di tartaro e placca rimasti. Infine, i denti vengono trattati con una pasta lucidante per tornare al loro splendore naturale.

 

La pulizia dei denti dal dentista fa male?

Una seduta di igiene orale professionale non fa male. Rare volte necessita di anestesia locale, ed è sempre da valutare con il proprio dentista, in base alle condizioni della bocca e di salute del paziente.

Se la pulizia dei denti viene eseguita ogni giorno a casa, con spazzolino e dentifricio, lo stato dentale non dovrebbe diventare così tragico da rendere la pulizia dei denti insopportabile.

In caso di accumuli di placca importanti è possibile avvertire un fastidio durante il trattamento, e una maggiore ipersensibilità dei denti nei giorni successivi.

Per questo è consigliabile sia lavare i denti con attenzione ogni giorno, sia programmare una pulizia dei denti annuale, in accordo con il proprio dentista, per non lasciar passare troppo tempo tra una seduta e l’altra e rischiare di trovare una presenza eccessiva di tartaro sui denti.

 

Pulizia denti Firenze

Nel nostro studio dentistico di Firenze viene effettuato dall’igienista il servizio di pulizia professionale dei denti. Oltre alle sedute di igiene orale, puoi completare la cura del sorriso con uno sbiancamento dentale. Contattaci per maggiori informazioni.