Gengive sensibili, fragili, talvolta pruriginose: se avverti questa sensazione di fastidio in bocca, non ignorare i segnali e corri subito dal dentista.

Potrebbe trattarsi dei sintomi iniziali della piorrea, una malattia che, con l’andare del tempo e se non ben curata, può portare alla perdita di denti.

 

Cos’è la piorrea?

La piorrea dei denti, o parodontite, è un’infiammazione cronica delle gengive, il tessuto che sostiene il dente insieme all’osso alveolare, al legamento parodontale e al cemento radicolare.

Si stima che sia la sesta malattia più diffusa al mondo, anche se in molti non si rendono conto di soffrirne se non quando si trova già in stadio avanzato.

La parodontite è così frequente soprattutto per le sue cause, spesso di natura ambientale: fumo, presenza di placca, obesità, diabete, stress, carenza di vitamina C sono tutte legate allo sviluppo dell’infiammazione delle gengive.

La piorrea, però, può essere anche sintomo di una malattia sistemica, come spiegato dall’American Academy of Periodontology nel 2017. In questo caso, si avrà un’infiammazione delle gengive come risultato di malattie sistemiche di natura ematologica o genetica, come la Sindrome di Down, il Morbo di Chron, la leucemia, la neutropenia e altre patologie.

Ciò che non cambia, qualunque sia la sua causa, è la manifestazione della piorrea, ossia i suoi sintomi.

 

Piorrea: sintomi iniziali e stadi

Rendersi conto della piorrea iniziale non è facile, poiché non sempre i sintomi sono visibili e presenti.

La piorrea, causata da una carica batterica in eccesso sulla placca, lavora in maniera “silente” e ci si accorge dei sintomi solo quando l’infiammazione si trova a uno stadio più avanzato.

Come si fa a capire, quindi, se si ha la piorrea?

Tra i sintomi piorrea più comuni possiamo annoverare:

  • prurito alle gengive: è una sensazione di fastidio pruriginoso che si avverte soprattutto dopo i pasti o dopo aver assunto alimenti e bevande irritanti, come il caffè, le bevande gassate, pomodori, pesche, fragole, formaggio stagionato, salumi;
  • alitosi: la presenza di un alito cattivo persistente è indice di una carica batterica alta e di una concentrazione dei batteri nei tessuti. Per questo, così come in presenza di carie l’alito tende ad essere poco gradevole, allo stesso modo la malattia parodontale può portare a un’alitosi persistente.
  • sanguinamento gengivale leggero: i tessuti delle gengive tendono a formare piccole lacerazioni, soprattutto allo spazzolamento e durante la pulizia dei denti. Ciò comporta una maggiore tendenza a ferite e perdite ematiche.

In fase più avanzata, i sintomi quali l’alitosi e il sanguinamento peggiorano. A questi si aggiungono:

  • recessione gengivale: la piorrea comporta una riduzione del tessuto gengivale, creando quel fenomeno che spesso viene definito “gengive che si ritirano”. Il dente, così più esposto, può diventare più instabile poiché viene a mancare il sostegno del parodonte, causando, negli anni, una maggiore propensione alla caduta;
  • comparsa di spazi tra i denti: la maggiore mobilità comporta un distanziamento tra i denti che crea scompensi nell’equilibrio della distribuzione dentale;
  • dolore alla masticazione: la dolorabilità alla masticazione aumenta mano a mano che la malattia progredisce. Se masticare reca dolore, è probabile che la patologia sia ad uno stadio già avanzato, in cui i denti si muovono e solo un terzo della radice del dente si trova nell’osso.

 

 

Come si cura la piorrea?

Nella sua forma di origine non sistemica, quindi non legata ad altre patologie, la parodontite è causata per la maggior parte delle volte da un eccesso di placca e tartaro, quindi dall’accumulo batterico.

Nella fase di piorrea iniziale, quindi, il miglior trattamento è quello di curare l’igiene orale, utilizzando prodotti indicati per le gengive sensibili e spazzolini a setole morbide per evitare di sollecitare i tessuti già fragili.

Ciò, però, non basta. In presenza di piorrea, è infatti necessario recarsi dal proprio odontoiatra per stilare un piano di cure che preservi le gengive e i denti, evitando così di arrivare in futuro alla perdita degli stessi per mancanza di sostegno adeguato.

 

Parodontite: cure e trattamenti in ambulatorio

Il primo trattamento che il dentista effettua in caso di piorrea è quello della pulizia profonda dei denti, ossia la detartrasi, in cui utilizza strumenti sia manuali che ultrasonici per la rimozione del tartaro e della placca.

In questo modo elimina la carica batterica presente tra i denti, le gengive e le sacche parodontali, causa principale dello sviluppo della parodontite.

In seguito, se alla radiografia delle arcate dentarie e alla visita risultano delle zone già infettate, il medico potrebbe procedere con la levigatura articolare, che serve appunto ad eliminare le parti della dentina o del cemento radicolare infetti.

A seconda del grado di sviluppo della piorrea, l’odontoiatra potrebbe prescrivere degli sciacqui con collutorio a base antibiotica o una terapia antibiotica in pillole.

 

Acqua ossigenata per piorrea: serve o no?

Affrontiamo, in conclusione, un argomento che divide non solo chi soffre di piorrea, ma anche parte della comunità scientifica: si può usare l’acqua ossigenata per la piorrea, in forma di sciacqui giornalieri?

Il perossido di idrogeno è utilizzato spesso durante le sedute di igiene orale dai dentisti, proprio per la sua capacità antibatterica profonda; tuttavia, l’odontoiatra può controllarne agevolmente la concentrazione e sa come proteggere i denti e le gengive dall’azione erosiva.

Fare degli sciacqui in casa con acqua ossigenata per la piorrea è una prassi praticata, ma non consigliabile. Esistono altri prodotti più sicuri, che se ingeriti in minima quantità non creano alcun danno al corpo, a differenza del perossido di idrogeno che va usato con massima cautela.

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