Denti del giudizio: dai primi sintomi all’intervento

Denti del giudizio: dai primi sintomi all’intervento

Tra i possibili interventi chirurgici a carico dei denti, quello dei denti del giudizio è forse uno dei più temuti dai pazienti.

Che sia per il dolore, non sempre indifferente, o per la paura dell’estrazione in sé, le mole del giudizio possono diventare un problema da affrontare con l’aiuto del proprio dentista di fiducia e delle terapie più adeguate.

Scopriamo nei prossimi paragrafi come avviene l’eruzione dei denti del giudizio e quando è necessario intervenire chirurgicamente.

 

Denti del giudizio: quanti sono?

Risolviamo subito la questione numerica: le mole del giudizio sono quattro, e occupano la parte più interna della bocca, sia nell’arcata superiore che in quella inferiore dove si presentano nel numero di uno per lato.

Non è detto, però, che siano tutti presenti. Solo una radiografia ortopanoramica può rivelare il numero esatto di molari del giudizio: alcuni pazienti ne presentano meno di quattro, altri non hanno nemmeno un dente del giudizio e altri ancora ne hanno più di quattro, in un caso che viene chiamato iperdonzia.

Da cosa dipende la loro comparsa o meno e perché arrivano più tardi degli altri denti, che compaiono tutti intorno ai 6-8 anni di età? Non esiste una risposta univoca a questa domanda, poiché in ogni paziente le tempistiche cambiano.

Generalmente, la loro eruzione avviene tra l’adolescenza e i 25 anni di età. Per questa ragione si chiamano, simpaticamente, “denti del giudizio”: fanno la loro comparsa quando si è già un po’ più maturi, e non da bambini.

Esistono comunque casi in cui gli ottavi molari iniziano a dar disturbo ben oltre i 25 anni di età, oppure ancora non romperanno mai la gengiva e resteranno sempre interni senza mai causare dolore.

 

 

Quali sono i sintomi dei denti del giudizio con malocclusione?

Quando decidono di riprendere il loro posto nell’arcata dentaria, però, i denti del giudizio sanno come farsi sentire. Per emergere, infatti, devono rompere la gengiva e occupare uno spazio che non è sempre disponibile. I casi possono essere diversi:

  • inclusione denti giudizio. All’interno della gengiva, le mole del giudizio possono non essere posizionate correttamente: sono diversi i casi di denti del giudizio storti che non riescono a venir fuori nella maniera corretta, e restano quindi chiusi all’interno della gengiva causando un forte dolore;
  • affollamento dentale: in questo caso, i denti già presenti all’interno della bocca hanno occupato tutto lo spazio sulle arcate dentarie, e non avendo un posto in cui insediarsi, quelli del giudizio rimangono inclusi e collimano con gli altri denti, provocando gonfiore e dolore alle gengive.

 

Perché si devono togliere i denti del giudizio?

Gli ottavi molari non sono sempre da togliere. Quando hanno spazio a sufficienza sull’arcata dentaria e sono in posizione corretta, possono prendere il loro posto senza problemi, a volte anche in maniera totalmente indolore.

Nei casi sopra descritti, invece, non c’è possibilità che il dolore passi se non con un’estrazione dentaria.

Non solo: anche dopo la loro comparsa, i denti del giudizio possono andare incontro a carie, ascessi, cisti, granulomi dentali o pulpiti, esattamente come gli altri denti, quindi è possibile dover intervenire per toglierli o devitalizzarli anche in un secondo momento.

 

Cosa succede se non si toglie il dente del giudizio?

È da premettere che i denti del giudizio non sono utili alla fine della masticazione. Estraendoli, quindi, non si compromette il corretto funzionamento delle arcate dentarie, né togliere i denti del giudizio cambia il viso in alcun modo.

Prima di intervenire chirurgicamente, il dentista può prescrivere una terapia a base di antibiotici e antinfiammatori per calmare il dolore ed eliminare la carica batterica che causa il dolore. Se, dopo la terapia, il problema dovesse ripresentarsi, è allora meglio procedere con l’intervento di estrazione denti del giudizio, così da risolvere definitivamente il problema.

L’intervento è solitamente effettuato in una sola seduta e, a seconda dei casi, viene eseguito nello studio odontoiatrico o in chirurgia maxillo-facciale. Il post-intervento può essere doloroso, e difatti sono prescritti antibiotici e antinfiammatori per lenire il disturbo.

È molto utile apporre esternamente, sulla guancia, del ghiaccio: in questo modo si avverte un dolore inferiore e la gengiva infiammata dopo l’intervento sgonfia più velocemente. Il ghiaccio deve essere lasciato a contatto indiretto (avvolto da un panno) per qualche minuto, poi tolto e riapplicato alla stessa maniera per le prime 24 ore.

In genere, un dente del giudizio già emerso causa più dolore post operatorio rispetto a un dente ancora parzialmente incluso. Non aspettare troppo, quindi, prima di togliere il dente del giudizio dolorante!

 

Cosa può provocare un’infezione del dente del giudizio?

Subito dopo l’intervento, il dentista o il chirurgo prescrive degli antibiotici per evitare l’accumulo di batteri che potrebbero causare un’infezione.

È bene attenersi scrupolosamente alla terapia per prevenire un’infezione. In caso, invece, di denti del giudizio già emersi da qualche tempo e improvvisamente doloranti, è probabile che un’igiene orale non perfetta possa causare carie, granuloma e ascessi.

Le mole del giudizio sono effettivamente difficili da pulire bene, perché si trovano molto in fondo e lo spazzolino non arriva agevolmente fino alla fine del cavo orale. Per questo, consigliamo di aggiungere gli scovolini nella routine di igiene orale quotidiana: sono più maneggevoli, piccoli ed efficaci sulle zone più insidiose della bocca.

Impianti dentali senza osso: quali soluzioni possibili?

Impianti dentali senza osso: quali soluzioni possibili?

Gli impianti dentali senza osso sono una valida alternativa, nell’ambito dell’implantologia, per riabilitare l’arcata dentaria e inserire nuovi denti anche quando non vi è sufficiente osso disponibile.

Gli impianti, infatti, sono solitamente effettuati inserendo una filettatura in titanio all’interno del dente da ricostruire; il titanio è un materiale in grado di integrarsi, quindi, in circa 4-6 mesi, l’impianto sarà saldamente legato all’arcata ed è possibile procedere con la ricostruzione.

A volte, però, l’odontoiatra che esegue l’impianto dentale si trova a non avere matrice di osso disponibile. In questo caso, deve ricorrere ad altre soluzioni, che per l’appunto rientrano nella sfera degli impianti dentali senza osso.

 

Quanto osso serve per impianto dentale?

Per realizzare un impianto dentale, come abbiamo visto, è necessaria una base ossea di partenza, che è solitamente ricavata dalla porzione di dente rimanente.

In caso in cui questa, però, non fosse disponibile, bisogna trovare un’alternativa all’impianto dentale che permetta di sostituire comunque il dente mancante.

L’assenza di osso viene definita atrofia ossea, e può essere causata da un trauma che ha rotto il dente, dalla piorrea o da precedenti estrazioni dentarie. Le atrofie ossee si distinguono in tre tipi:

  • Verticale: manca materiale osseo in altezza;
  • Orizzontale: lo spessore dell’osso residuo è troppo ridotto;
  • Mista: combina atrofia verticale e orizzontale.

A decidere se un dente è capace di sorreggere un impianto dentale sono due parametri: la densità ossea, che misura la quantità di minerali di un centimetro cubo osseo, e la qualità ossea, che valuta in generale le proporzioni tra le varie componenti del tessuto osseo.

L’odontoiatra valuterà quindi questi parametri per decidere se l’osso è sufficiente per sorreggere un impianto dentale. In seguito, individua anche quale impianto dentale è più adatto alle condizioni del dente su cui operare.

 

Alternativa all’impianto dentale

Cosa succede quando non si può fare un impianto dentale? L’odontoiatra ha a disposizione diverse soluzioni per inserire denti fissi senza osso a disposizione, agendo proprio a monte per ricostruire parte dell’osso e avere così spazio a sufficienza per un intervento di implantologia efficace.

 

Implantologia a carico immediato senza osso

L’implantologia a carico immediato senza osso permette di risparmiare tempo e complicanze chirurgiche. È una tecnica avanzata per cui, grazie all’uso di computer e software specifici, il dentista riesce a inserire gli impianti anche dove c’è poco osso e a realizzare l’intero nuovo dente in tempi molto brevi.

Si distinguono due casi:

  • presenza di poco osso: si procede con tecnica All on 4 o All on 6, in cui gli impianti vengono leggermente inclinati per favorire l’integrazione;
  • mancanza completa di osso: si procede con l’implantologia iuxtaossea, che prevede l’uso di impianti 3D realizzati su misura in base alle superficie e all’estensione in volume dell’osso residuo.

 

 

Rigenerazione ossea

La rigenerazione ossea consiste nell’inserimento di porzioni ossee provenienti da altre parti del corpo del paziente (autologo, proveniente dalla mandibola o dalla mascella) o di ossa biocompatibili provenienti da altri animali (osso bovino o osso equino).

Questo intervento è chiamato innesto osseo o trapianto osseo, e prevede tempi più lunghi per la guarigione e la stabilizzazione, in genere fino a sei mesi. Dopo aver raggiunto la completa guarigione, il dentista procede con l’inserimento dell’impianto dentale per completare il lavoro.

 

Rialzo del seno mascellare

Questa tecnica funziona se i denti mancanti si trovano sull’arcata superiore. I seni mascellari sono due cavità presenti sulla mascella, utili per umidificare e riscaldare l’aria che entra in bocca.

Data la loro funzionalità, bucare queste ossa potrebbe rendere instabile l’intera arcata; il dentista, se decide di procedere con questa tecnica, provvederà ad innesti ossei localizzati alla base dei seni mascellari, così da dare spessore in più su cui inserire gli impianti.

Altre alternative ormai in disuso sono la distrazione osteogenetica e l’espansione della cresta ossea; in entrambi i casi si mira ad aumentare la superficie di osso disponibile, ma sono tecniche molto invasive che possono essere tranquillamente sostituite da quelle più moderne sopra menzionate.

 

Innesto osseo dentale: controindicazioni

Chi non può fare impianti dentali? Abbiamo visto diversi metodi per sostituire efficacemente i denti mancanti con impianti dentali senza osso disponibile.

Tuttavia, in presenza di particolari condizioni di salute che esulano dalla mancanza di materiale osseo, non è sempre possibile procedere con l’implantologia fissa.

Gli impianti non possono essere realizzati se il paziente è affetto da patologie come:

In questi casi, si può optare per la ricostruzione delle arcate utilizzando denti fissi senza impianto, con tecniche che vanno dai ponti dentali, che si appoggiano sui denti naturali rimasti nelle vicinanze di quello da sostituire.

Per patologie come il diabete compensato, problemi cardiaci, malattie autoimmuni e disturbi della coagulazione, nonché per l’osteoporosi, il medico può decidere, in accordo con gli specialisti che seguono il paziente per la sua diagnosi, di procedere in tutta sicurezza con un impianto dentale.

Canini inclusi: cosa sono e come intervenire

Canini inclusi: cosa sono e come intervenire

I canini inclusi sono un problema dentale che riguarda tra l’1 e il 5% della popolazione adulta, conosciuti anche come denti nel palato o canini inclusi nel palato.

Il terzo dente dopo il molare, facilmente riconoscibile per la sua posizione (tra i denti anteriori e le mole) e per la sua forma (è l’unico dente appuntito), presenta spesso un problema di mancata eruzione difficile da diagnosticare a occhio.

Così come è possibile che vi sia uno spazio vuoto tra l’ultimo incisivo e la prima mola, è anche probabile che i canini inclusi siano rimasti all’interno della gengiva poiché il loro spazio è occupato dai canini da latte non caduti.

La permanenza del dente deciduo rende quindi impossibile stabilire la compresenza di canini non emersi, visibile soltanto durante la radiografia.

Molti adulti scoprono di avere dei canini da latte proprio durante una visita odontoiatrica, pur andando dal dentista per tutt’altro motivo.

Questo spinge molti pazienti a continuare a ignorare la questione: si può sopravvivere con una doppia coppia di canini, di cui due non emersi, ma è ben più consigliato correre ai ripari per evitare che i denti nascosti possano dare in futuro problemi di malocclusione o piorrea.

Vediamo insieme quali sono le cause dietro la mancata eruzione dei canini definitivi e quali soluzioni può offrirvi il vostro dentista di fiducia.

 

Canino incluso: cause

Come molti problemi dentali, le cause più frequenti che portano all’inclusione dei canini sono da ricercare nello sviluppo della dentatura durante l’infanzia.

L’uso prolungato del ciuccio, specialmente dopo i due anni, può infatti provocare una deformazione stabile, detta morso stretto, che restringe lo spazio disponibile del palato e della gengiva: così resta meno spazio per i denti futuri, e il canino incluso non può scendere poiché non trova alloggio.

Altra problematica è invece quella dell’agenesia dentale, ossia l’assenza di un nuovo dente canino che sostituisce quello deciduo. Il dente da latte, non ricevendo la “spinta” da quello definitivo, non è stimolato a cadere, e resta così ben saldo al suo posto, confondendosi con il resto della dentatura definitiva.

Solo una radiografia può rivelare la reale causa dell’inclusione dentale del canino. Prima si interviene, più il problema sarà facilmente risolvibile.

 

Dente canino incluso: le soluzioni

La maggior parte dei canini inclusi si distingue in due tipi, a seconda della direzione che assumono all’interno della gengiva. Si parla di canino incluso vestibolare quando cresce in direzione della guancia, e di canino incluso palatale quando è direzionato verso il palato.

Oltre alla direzione, per definire un piano terapeutico appropriato è importante capire come si sono assestati i denti all’interno della gengiva. Non avendo una direzione d’uscita, infatti, possiamo ritrovarci spesso in presenza di un canino incluso obliquo o orizzontale: nella radiografia risulta come un dente storto, o addirittura del tutto perpendicolare rispetto agli altri denti.

Conoscere queste differenze è utile al dentista per decidere quali cure odontoiatriche prendere per risolvere il problema.

 

Canini inclusi apparecchio

Se l’inclusione dentale viene individuata in giovane età, si passa quasi sempre per la via dell’ortodonzia.

L’apparecchio ai denti serve infatti ad allargare il palato, a dare più spazio alla gengiva e a creare quello spazio finora assente, per permettere al dente di scendere in posizione corretta.

Non sempre, però, un apparecchio è sufficiente, specialmente se si prendono provvedimenti in età adulta. Qualora il canino si sia posizionato in maniera obliqua o, nella peggiore delle ipotesi, ci trovassimo davanti ad un canino incluso anchilosato (saldato all’osso mascellare o mandibolare), l’unica strada perseguibile è quella chirurgica.

 

Canino incluso intervento

Un canino incluso, anche se scoperto in età adulta, non va preso sottogamba. Quando il canino non scende in maniera naturale, nemmeno dopo l’allargamento del palato con apparecchio, o quando non è in posizione corretta dentro la gengiva, si ricorre a un intervento chirurgico di due tipi:

  • trazione: si incide la gengiva per accedere al dente, si rimuove l’osso e la mucosa intorno al dente e si aggancia posizionando una staffetta che lo “tira” verso la direzione corretta. Questo è un metodo volto al riallineamento, e quindi al mantenimento del dente;
  • estrazione: se la trazione e l’apparecchio non danno i risultati sperati, non resta altro che togliere il dente definitivamente e lasciare sulla gengiva spazio a sufficienza per installare una protesi dentale fissa, a sostituzione dell’incisivo originale.

 

Cura dei canini inclusi a Firenze

Il nostro studio dentistico a Firenze è in grado di individuare attraverso una prima radiografia eventuali canini inclusi, e di sottoporre i pazienti ad una terapia con apparecchio o con estrazione, a seconda della gravità del caso.

Nel caso dell’inclusione canina, il tempo è veramente prezioso: se si interviene da bambini si risparmiano tante sedute dal dentista, e anche trattamenti chirurgici più invasivi. Contattaci per prendere subito un appuntamento.

Tratta con giudizio… i tuoi denti del giudizio!

Tratta con giudizio… i tuoi denti del giudizio!

Perché abbiamo i denti del giudizio?

A ben vedere, visto che non fanno parte della dentatura iniziale e quando compaiono portano spesso guai, i denti del giudizio sembrano del tutto superflui, a tratti fastidiosi.

In effetti, i denti del giudizio non sono oggi necessari per masticare in maniera corretta. Un tempo, però, facevano parte del nostro corredo dentale. L’alimentazione dell’uomo, centinaia di anni fa, era ben lontana dalla morbidezza e dalla sofficità della gran parte degli alimenti che ingeriamo oggi.

Gli ultimi molari sono un’eredità del nostro passato primitivo di ominidi, passato in cui i nostri antenati masticavano cibi duri e non cotti che tendevano ad allargare il palato e a dare più spazio per i denti.

Oggi, al contrario, il palato si è ristretto, e di conseguenza c’è meno spazio per i molari del giudizio. A volte rimangono sempre inclusi, senza mai dare segnale di voler scendere; altre volte compaiono e si posizionano quasi senza farsi notare.

Purtroppo, però, questa opzione avviene raramente, e la comparsa di questi denti si accompagna a dolore e infiammazione, arrivando spesso alla necessità di intervenire chirurgicamente.

 

Denti giudizio: perché e quando escono?

A questa domanda non esiste una risposta univoca. Questi denti possono comparire nell’adolescenza, ritardare la loro comparsa in età adulta o non scendere mai. In questo modo rimangono per sempre inclusi nella mandibola senza creare alcun problema.

Il disturbo correlato alla comparsa dei denti del giudizio è comunque indipendente dall’età in cui si verifica la loro eruzione. Il problema è più legato all’assenza di spazio a sufficienza per posizionarsi, nonché al loro orientamento di partenza, che rende più o meno semplice il loro posizionamento.

 

Dente del giudizio, quali sono i sintomi?

Il dente del giudizio sa farsi sentire quando non riesce a trovare la sua via di uscita o per la posizione errata oppure se la gengiva non ha spazio a sufficienza, in quanto occupato da altri denti.

I sintomi di dolore per il dente del giudizio sono inconfondibile e ben localizzati. Ecco i principali:

  • La gengiva è gonfia e dolente.
  • La zona dei molari è ipersensibile al caldo e al freddo in egual modo.
  • Mal di testa molto forte e persistente.
  • Masticazione dolorosa, in particolar modo nella zona degli ultimi molari.
  • Sensazione di uno strano sapore in bocca.

 

I problemi non si fermano qui. Anche quando i denti hanno modo di uscire senza dolore, nel processo dell’eruzione, che può durare fino a qualche mese per il pieno completamento, la gengiva è comunque infiammata ed esposta all’infiltrazione batterica.

Di conseguenza è possibile che, mentre il dente del giudizio sta uscendo, si verifichino infezioni e infiammazioni gengivali anche se il dente si trova in posizione corretta e ha spazio per emergere.

 

Denti del giudizio storti

Fin qui abbiamo parlato dell’ipotesi più fortunata, ma esistono anche casi in cui i denti del giudizio inclusi siano storti assumendo un orientamento all’interno della mandibola che non ne consente la corretta e naturale uscita.

Possono, ad esempio, essere “stesi” in orizzontale anziché trovarsi in verticale, o essere leggermente inclinati verso il molare più vicino, e, nel momento in cui tentano di uscire, intaccare la stabilità del dente accanto, causando ulteriore dolore.

 

Quando togliere un dente del giudizio?

L’estrazione dei denti del giudizio è necessaria se questo, nel tentativo di emergere, spinge sul dente vicino poiché storto o mancante di spazio gengivale su cui posizionarsi.

In questi casi, la visita odontoiatrica è indispensabile. Il dentista, attraverso una radiografia, può individuare la posizione esatta del dente sia all’interno della mandibola che rispetto alla dentatura complessiva. L’estrazione di un dente molare avviene con una piccola incisione sulla gengiva, effettuata in anestesia locale. Prima di operare e togliere un dente, lo specialista somministra quasi sempre un antibiotico per alleviare l’infezione, e prescrive farmaci antinfiammatori in caso di dolore post-operatorio. La guarigione è veloce e la ripresa dall’anestesia locale avviene nel giro di qualche ora.

 

Come alleviare il dolore da denti del giudizio?

Quando il dolore è molto forte, è consigliabile applicare sulla guancia, in corrispondenza del dente dolorante, una borsa del ghiaccio per intervalli di quindici minuti, a cui far seguire altri quindici minuti di pausa. Questa alternanza ha un effetto antinfiammatorio e analgesico locale.

A discrezione del dentista è possibile prescrivere antinfiammatori anche prima dell’estrazione del dente del giudizio.

 

Estrazione dente molare a Firenze

Il dentista Doccisi effettua la rimozione del dente del giudizio nel suo studio dentistico a Firenze. Contattaci per prendere appuntamento al più presto, in caso di dolore agli ultimi molari.

Estrazione di un dente: cosa fare dopo

Estrazione di un dente: cosa fare dopo

L’estrazione di un dente è un procedimento chirurgico che il dentista effettua in caso di impossibilità di guarigione di un dente infetto con terapie antibiotiche o antinfiammatorie.

Quando la carie diventa troppo profonda fino ad infettare il nervo del dente e i tessuti circostanti, il dentista non ha di fatto molta altra scelta se non l’estrazione del dente cariato.

Anche in caso di eruzione di mole del giudizio in posizioni scorrette, o per mancanza di spazio gengivale, il dentista effettuerà un’incisione con conseguente estrazione del dente del giudizio.

Trattandosi di operazioni chirurgiche che intaccano la gengiva, è normale andare incontro a qualche giorno di indolenzimento. Ciononostante, possiamo attivamente aiutare la guarigione adottando alcuni comportamenti corretti nella vita quotidiana.

 

Cosa fare subito dopo l’estrazione dentale

Al termine dell’operazione, il dentista inserisce in bocca, in corrispondenza della gengiva, una garza tampone o dei rotolini di cotone da schiacciare tra i denti per bloccare il sanguinamento e favorire la formazione di un coagulo.

Il coagulo funge da protezione per la ferita, esattamente come avviene per le ferite della pelle quando si forma una crosticina. È quindi sconsigliato rimuovere il coagulo, attraverso, ad esempio, dei risciacqui: il suo mantenimento è importante per proteggere la parte lesa e favorire la guarigione.

Niente risciacqui, quindi, nemmeno con acqua e limone – molti pazienti sono informati di questo ”rimedio della nonna”, secondo cui il limone aiuta a disinfettare la ferita. Il coagulo invece non va assolutamente toccato, neanche con la lingua o con le dita.

Attenzione a soffiare il naso delicatamente: la pressione di un soffio troppo forte potrebbe causare la riapertura della lesione.

Nei giorni immediatamente successivi all’intervento dovrai assumere tutti i farmaci prescritti dal dentista, tra cui antinfiammatori e antibiotici; è possibile usare la borsa del ghiaccio sulla guancia, in corrispondenza del punto operato, per un effetto anestetico e antidolorifico naturale.

Per un migliore effetto, lascia la borsa del ghiaccio sulla guancia per 15 minuti e poi rimuovi per altri 15 minuti. L’alternanza caldo/freddo gioverà alla sensazione di dolore e al gonfiore del viso.

Nei tre giorni successivi all’estrazione dentale non utilizzare spazzolino elettrico; meglio invece uno spazzolino classico manuale, dalle setole morbide, da non passare sul coagulo per evitare di rimuoverlo.

Puoi invece usare un collutorio a base di clorexidina per tenere pulita la parte, aggiungendo l’azione antibatterica e antisettica del principio attivo.

 

Cosa mangiare dopo estrazione dente

Attendi qualche ora prima di assumere cibo o bevande. Quando bevi, fai attenzione a deglutire con delicatezza, assumendo poca quantità di acqua alla volta per non inondare il coagulo.

Nelle 24-36 ore successive all’estrazione dentale, è preferibile mangiare cibi liquidi o morbidi, evitando tutti quegli alimenti che potrebbero incastrarsi tra i denti o sollecitare il coagulo, o ancora che richiedono una masticazione eccessiva.

Sì a minestre tiepide, purè, gelato, budini, pesce bollito, polpette; no a pasta, carne, crackers o grissini, frutta e verdura solida – vanno bene invece quando bollite o frullate.

La temperatura media o ambiente è da preferire sia al freddo che al caldo. In ogni caso, evita i cibi troppo caldi che potrebbero ulteriormente irritare la gengiva.

 

Si può fumare dopo l’estrazione di un dente?

Nei giorni immediatamente successivi all’intervento bisogna evitare sia il fumo che il consumo di alcolici.

Per circa 72 ore, quindi, allontanare sigarette e sigarette elettroniche, che con il loro vapore possono compromettere il coagulo e infastidire la gengiva.

 

Tempi di guarigione dopo estrazione dente

La guarigione completa di una ferita chirurgica odontoiatrica richiede circa due settimane. Tuttavia, già dal terzo giorno post operatorio il dolore inizia a diminuire o cessa del tutto, tornando a una condizione di vita del tutto normale.

La stabilizzazione definitiva della struttura ossea, non visibile a occhio nudo, richiede invece un po’ più di tempo, anche due-tre mesi.

È in questo frangente che è consigliabile intervenire per inserire un impianto dentale che va a sostituire il dente mancante, agendo prima che i denti vicini si prendano più spazio e rendano poi difficoltoso l’inserimento di una protesi dentale.

Lasciare lo spazio vuoto può compromettere la masticazione e la chiusura della bocca, portando in seguito a problemi più complicati da risolvere.

 

Estrazione dente a Firenze

Se la mola del giudizio continua a far male, o un dente cariato causa un dolore intollerabile, è tempo di prenotare una seduta di estrazione dentaria.

Contattaci per programmare la tua prima visita dentistica nel nostro studio, a cui può seguire l’intervento di estrazione dente a Firenze, in una zona facilmente raggiungibile della città.