Parodontopatia: 8 domande più frequenti

Parodontopatia: 8 domande più frequenti

La parodontopatia è un disturbo che mette a rischio la bellezza, ma anche la salute dei denti.

Oltre al fattore estetico, infatti, la parodontopatia può portare a danni irreparabili sui denti, causandone la caduta o l’instabilità per via della retrazione delle gengive.

Spesso associata a una banale gengivite, magari un po’ troppo insistente, la parodontopatia è invece una malattia che va curata dal dentista, con trattamenti e terapie specifiche per contrastare sia l’infezione che l’infiammazione, prima che possa diventare una parodontopatia cronica.

Sulla parodontite rimangono ancora molti dubbi da parte dei pazienti. In questo articolo cercheremo di rispondere a tutte le domande più frequenti che riguardano parodontite e piorrea, spesso erroneamente usate come sinonimi.

 

1) Cosa si intende per parodontopatia?

La parodontopatia o parodontite è un’infezione batterica che si manifesta con una forte infiammazione dei tessuti dentali. Riguarda, quindi, la gengiva, ma anche i tessuti interni che compongono il dente. È inoltre una malattia degenerativa, perché porta al deterioramento dei tessuti, fino alla loro perdita totale.

 

2) Quali sono le cause della parodontopatia?

La parodontite è causata da un eccesso di batteri. La bocca è normalmente popolata da batteri che il sistema immunitario riesce facilmente a tenere a bada, finché non diventano troppi. Quando l’igiene orale viene trascurata, i batteri si raggruppano sui denti e formano la cosiddetta placca dentale, una patina presente sullo smalto dentale nella quale possono moltiplicarsi indisturbati. Le tossine prodotte dai batteri portano in un primo momento alla gengivite, che si manifesta con gengive che sanguinano quando si spazzolano i denti. Se la gengivite dura più a lungo, l’infiammazione può estendersi all’apparato parodontale, diventando così una parodontite.

 

3) Quali sono i sintomi della parodontite?

I primi sintomi non sono molto riconoscibili. A uno stato iniziale, infatti, la parodontite è una semplice gengivite, spesso reputata passeggera. Quando questi sintomi peggiorano o si prolungano scatta il campanello d’allarme: sanguinamento quando si spazzolano i denti, bordo gengivale gonfio e alitosi sono i fattori più comuni di una parodontite a uno stato iniziale. La diagnosi definitiva deve essere affidata al dentista, che attraverso esami diagnostici quali radiografie e sondaggio delle tasche parodontali può accertare la presenza di una malattia parodontale e il suo stato di gravità.

 

4) Qual è la differenza tra parodontopatia e piorrea?

Questi due termini sono spesso usati come sinonimi, ma rappresentano uno la malattia, uno il sintomo. La parodontite è l’infezione vera e propria, mentre la piorrea è la formazione di pus, associato al sanguinamento, sulle gengive. Questo sintomo si manifesta nelle malattie parodontali più gravi, e preannuncia una possibile instabilità dei denti.

 

5) Quali sono le terapie previste per la parodontite?

La prima fase di cura punta a migliorare l’igiene orale. Il dentista procede quindi con una o più sedute di pulizia dei denti professionale per rimuovere la placca batterica, e quindi la sede di proliferazione dei batteri in bocca. Un’adeguata igiene orale prosegue a casa, con indicazioni sul tipo di spazzolino e dentifricio utilizzare. Se il problema persiste, il dentista può procedere alla levigatura sottogengivale delle radici, una procedura eseguita in modo indolore, con anestesia locale. In alcuni casi è integrato l’antibiotico mirato, specialmente in presenza di piorrea.

 

6) Quando e perché ricorrere alla chirurgia?

La chirurgia parodontale diventa necessaria in caso di parodontiti avanzate, in cui i denti non sono sani né stabili, hanno perso parte dei loro tessuti e le gengive non offrono più adeguato supporto. La chirurgia consente sia di ripulire le tasche parodontali che di ricostruire i tessuti di sostegno del dente, che sono andati distrutti a causa della malattia.

 

7) La cura della parodontopatia è dolorosa?

Il dolore e il fastidio successivo per il paziente oggi è molto ridotto, grazie alle attuali tecniche chirurgiche e in particolare all’impiego del laser. L’intervento può essere eseguito ambulatorialmente con l’utilizzo di medicazioni pre-operatorie, di anestetici locali e antidolorifici somministrati dopo la chirurgia, in modo da rendere così la procedura chirurgica il più confortevole possibile.

 

8) Quanto tempo è necessario per la guarigione?

Il giorno successivo all’intervento il paziente può riprendere la sua normale routine quotidiana. Devo comunque seguire scrupolosamente le indicazioni del medico riguardo al tipo di dieta da seguire, ai farmaci da assumere, e più in generale, il comportamento da tenere.

Cura parodontite Firenze

Nel nostro studio dentistico si eseguono sia la diagnosi che il trattamento delle parodontopatie a Firenze con terapia laser per ridurre il dolore e i tempi di guarigione del paziente. Contattaci se le tue gengive continuano a sanguinare, o se i denti si muovono, per evitare di perdere parti importanti della dentatura.

Canini inclusi: cosa sono e come intervenire

Canini inclusi: cosa sono e come intervenire

I canini inclusi sono un problema dentale che riguarda tra l’1 e il 5% della popolazione adulta, conosciuti anche come denti nel palato o canini inclusi nel palato.

Il terzo dente dopo il molare, facilmente riconoscibile per la sua posizione (tra i denti anteriori e le mole) e per la sua forma (è l’unico dente appuntito), presenta spesso un problema di mancata eruzione difficile da diagnosticare a occhio.

Così come è possibile che vi sia uno spazio vuoto tra l’ultimo incisivo e la prima mola, è anche probabile che i canini inclusi siano rimasti all’interno della gengiva poiché il loro spazio è occupato dai canini da latte non caduti.

La permanenza del dente deciduo rende quindi impossibile stabilire la compresenza di canini non emersi, visibile soltanto durante la radiografia.

Molti adulti scoprono di avere dei canini da latte proprio durante una visita odontoiatrica, pur andando dal dentista per tutt’altro motivo.

Questo spinge molti pazienti a continuare a ignorare la questione: si può sopravvivere con una doppia coppia di canini, di cui due non emersi, ma è ben più consigliato correre ai ripari per evitare che i denti nascosti possano dare in futuro problemi di malocclusione o piorrea.

Vediamo insieme quali sono le cause dietro la mancata eruzione dei canini definitivi e quali soluzioni può offrirvi il vostro dentista di fiducia.

 

Canino incluso: cause

Come molti problemi dentali, le cause più frequenti che portano all’inclusione dei canini sono da ricercare nello sviluppo della dentatura durante l’infanzia.

L’uso prolungato del ciuccio, specialmente dopo i due anni, può infatti provocare una deformazione stabile, detta morso stretto, che restringe lo spazio disponibile del palato e della gengiva: così resta meno spazio per i denti futuri, e il canino incluso non può scendere poiché non trova alloggio.

Altra problematica è invece quella dell’agenesia dentale, ossia l’assenza di un nuovo dente canino che sostituisce quello deciduo. Il dente da latte, non ricevendo la “spinta” da quello definitivo, non è stimolato a cadere, e resta così ben saldo al suo posto, confondendosi con il resto della dentatura definitiva.

Solo una radiografia può rivelare la reale causa dell’inclusione dentale del canino. Prima si interviene, più il problema sarà facilmente risolvibile.

 

Dente canino incluso: le soluzioni

La maggior parte dei canini inclusi si distingue in due tipi, a seconda della direzione che assumono all’interno della gengiva. Si parla di canino incluso vestibolare quando cresce in direzione della guancia, e di canino incluso palatale quando è direzionato verso il palato.

Oltre alla direzione, per definire un piano terapeutico appropriato è importante capire come si sono assestati i denti all’interno della gengiva. Non avendo una direzione d’uscita, infatti, possiamo ritrovarci spesso in presenza di un canino incluso obliquo o orizzontale: nella radiografia risulta come un dente storto, o addirittura del tutto perpendicolare rispetto agli altri denti.

Conoscere queste differenze è utile al dentista per decidere quali cure odontoiatriche prendere per risolvere il problema.

 

Canini inclusi apparecchio

Se l’inclusione dentale viene individuata in giovane età, si passa quasi sempre per la via dell’ortodonzia.

L’apparecchio ai denti serve infatti ad allargare il palato, a dare più spazio alla gengiva e a creare quello spazio finora assente, per permettere al dente di scendere in posizione corretta.

Non sempre, però, un apparecchio è sufficiente, specialmente se si prendono provvedimenti in età adulta. Qualora il canino si sia posizionato in maniera obliqua o, nella peggiore delle ipotesi, ci trovassimo davanti ad un canino incluso anchilosato (saldato all’osso mascellare o mandibolare), l’unica strada perseguibile è quella chirurgica.

 

Canino incluso intervento

Un canino incluso, anche se scoperto in età adulta, non va preso sottogamba. Quando il canino non scende in maniera naturale, nemmeno dopo l’allargamento del palato con apparecchio, o quando non è in posizione corretta dentro la gengiva, si ricorre a un intervento chirurgico di due tipi:

  • trazione: si incide la gengiva per accedere al dente, si rimuove l’osso e la mucosa intorno al dente e si aggancia posizionando una staffetta che lo “tira” verso la direzione corretta. Questo è un metodo volto al riallineamento, e quindi al mantenimento del dente;
  • estrazione: se la trazione e l’apparecchio non danno i risultati sperati, non resta altro che togliere il dente definitivamente e lasciare sulla gengiva spazio a sufficienza per installare una protesi dentale fissa, a sostituzione dell’incisivo originale.

 

Cura dei canini inclusi a Firenze

Il nostro studio dentistico a Firenze è in grado di individuare attraverso una prima radiografia eventuali canini inclusi, e di sottoporre i pazienti ad una terapia con apparecchio o con estrazione, a seconda della gravità del caso.

Nel caso dell’inclusione canina, il tempo è veramente prezioso: se si interviene da bambini si risparmiano tante sedute dal dentista, e anche trattamenti chirurgici più invasivi. Contattaci per prendere subito un appuntamento.

Prevenire la carie nei bambini: consigli su come proteggerli

Prevenire la carie nei bambini: consigli su come proteggerli

Consiglio diretto per tutti i genitori: non assecondate i bambini che non vogliono lavarsi i denti. Forse non lo sapete ma è proprio la scarsa igiene orale la principale causa delle carie nei bambini.

Le carie sono molto ricorrenti anche sui bambini piccoli, colpendo i denti da latte se non vengono utilizzati spazzolino e dentifricio dopo ogni pasto. Tanto che la carie denti da latte è la principale infezione dentale per cui mamma e papà si rivolgono al dentista pediatrico.

Così come per gli adulti, nei bambini la carie può degenerare rapidamente, intaccando il nervo del dente e causando forti dolori che necessitano di cure specifiche.

L’otturazione dente per carie è molto frequente nei pazienti in età pediatrica, e può condurre alla distruzione dei denti decidui.

Come comportarsi di fronte al pericolo della carie? Ecco qualche consiglio utile per tutti i genitori, alle prese con l’igiene orale dei bambini.

 

Prevenzione carie bambini: cosa fare e come

Come già anticipato, lavare i denti dopo ogni pasto è un gesto di routine che deve entrare a far parte nella vita dei più piccoli da subito. Abituandoli così all’igiene orale già in età prescolare.

Anche quando i denti non sono ancora emersi del tutto, e i piccoli di casa sono in fase di svezzamento, papà e mamma possono pulire le gengive passando una garza sterile imbevuta dopo ogni poppata o dopo ogni pasto.

Questo aiuta ad alleviare anche le irritazioni causate dalla comparsa dei dentini, di solito tra i sei mesi di vita e i ventiquattro mesi compiuti, periodo in cui emerge la totalità di denti da latte.

Intorno all’anno di vita, quando il bambino o la bambina avranno preso più coscienza del mondo, arriva il momento di introdurli all’uso dello spazzolino. Scegli un modello con setole morbide e testina piccola, adatta alla bocca dei neonati.

Per un po’ di tempo dovrai accompagnare il bambino alla scoperta della pulizia dei denti, per prevenire il problema dei dentini da latte cariati. Affiancalo a te mentre lavi i tuoi denti, e guida la sua manina all’interno della bocca per condurlo con spazzolate lente e morbide.

Per i primi tre anni, questa operazione va eseguita insieme. Può diventare un bel momento di condivisione con i figli, trasformandolo così in un gesto abituale che continueranno a far da soli quando saranno grandi.

Una delle principali cause dello sviluppo di carie nei bambini è la malocclusione. L’utilizzo del ciuccio oltre i due anni fa sì che il palato si restringa, spostando i denti superiori verso l’alto e creando il cosiddetto morso aperto.

La distribuzione dei denti cambia radicalmente e può creare difficoltà sia nella masticazione che nella pulizia dei denti più profondi della bocca. Oltre al fatto che, in futuro, potrebbe diventare necessario l’uso dell’apparecchio per allineare di nuovo la mascella.

Evita di utilizzare il succhiotto oltre una certa età del bambino, proprio per queste ragioni.

 

Carie bambini: lo zucchero fa davvero male ai denti?

Per molti anni i nostri genitori hanno demonizzato lo zucchero come causa di carie nei denti dei bambini.

Un fondo di verità c’è, ed è innegabile: non sono gli zuccheri naturali, come quelli della frutta o dei carboidrati, ma gli zuccheri aggiunti ai cibi quali merendine, succhi di frutta, bevande gassate, crackers e altri cibi preconfezionati a incidere sulla salute.

Il deposito di zuccheri favorisce infatti l’acculumo di placca sui denti e, di conseguenza, la proliferazione batterica, responsabile della formazione di carie ai denti. Un circolo vizioso che si può rompere assumendo meno zuccheri e lavando sempre i denti dopo mangiato.

Attenzione alle camomille della buonanotte e agli sciroppi per la tosse: anche in questo caso il contenuto di zuccheri è alto, e, sebbene sembrano liquidi innocui, è sempre bene lavare i denti prima di andare a letto e non ingerire altro prima della nanna.

 

Dentini cariati: il ruolo del dentista

Anche se, in apparenza, i bambini non presentano alcun problema di natura odontoiatrica, la programmazione di una visita dentistica pediatrica entro i primi due anni di vita è consigliata per vari motivi:

  • abituare il piccolo al rapporto con il dentista, così da non creargli un trauma qualora fosse costretto a rivolgersi al dentista per un mal di denti improvviso;
  • verificare lo stato delle carie e ricevere istruzioni per una corretta prevenzione carie nei bambini;
  • verificare la posizione dei denti ed eventuali malocclusioni in corso di formazione.

Il nostro studio dentistico di Firenze, riceve piccoli e grandi pazienti. Contattaci per prenotare un appuntamento con i tuoi bambini.

Amalgama dentale per otturazioni: è ancora una scelta valida?

Amalgama dentale per otturazioni: è ancora una scelta valida?

L’amalgama dentale o amalgama d’argento è stato per anni il materiale più utilizzato, se non l’unico, dai dentisti per il restauro di molari e premolari.

Il risultato estetico non è stato però sempre piacevole. Non sono mancati i pazienti insoddisfatti delle “piombature” sui loro denti. In verità, il termine piombatura non è corretto, poiché l’amalgama d’argento non annovera il piombo tra i suoi componenti. Il colore, scuro e lucente, ricorda però quello del piombo puro, e non è certo bello da vedere sulla superficie di denti bianchi.

Oggi l’amalgama d’argento è quasi caduta in disuso, sia per il fattore estetico che per un fattore di salute. Perché? Ripercorriamo insieme la storia dell’amalgama dentale, fino ad arrivare ai metodi oggi utilizzati per eseguire le otturazioni dentali.

 

Uso dell’amalgama d’argento: da dove nasce

L’impiego dell’amalgama d’argento per la ricostruzione del dente ha origini antiche. Pare che i primi ad utilizzarla furono i cinesi, sotto la dinastia Tang, addirittura nel 659 d.C. Negli anni, l’amalgama è ricomparsa in alcuni testi occidentali e orientali, sia nel ‘500 che nel ‘700, e divenne il materiale d’elezione per i dentisti americani nei primi decenni del secolo scorso.

Non tutti, però, si trovavano d’accordo sull’uso dell’amalgama. All’epoca il problema era solamente estetico; oggi, invece, la diatriba è aperta sui rischi per la salute, a causa della sua composizione.

 

Com’è fatta l’amalgama dentale?

L’amalgama è una lega metallica che contiene argento, stagno, rame, palladio, indio e, in forma liquida, mercurio.

Questo assemblamento di metalli permette la realizzazione di un composto stabile e duraturo nel tempo, motivo per cui, a fini odontoiatrici, ha dato buoni risultati in passato, e in assenza di valide alternative.

 

 

L’amalgama d’argento è tossica?

È proprio nell’ultimo componente citato che risiede la lunghissima discussione sull’uso dell’amalgama d’argento: il mercurio è infatti ritenuto elemento tossico, nella sua forma volatile, e i rischi di averlo sempre presente in bocca, a contatto con gli organi interni, sono ancora oggetto di studio.

Ad oggi, i risultati degli studi scientifici condotti riconoscono che la componente di mercurio presente nell’amalgama d’argento non è tossica. La sostanza volatile liberata dal mercurio, nel momento dell’operazione di otturazione o nella sua rimozione, può essere arginata con una tecnica di isolamento accurata.

Inoltre, ciò che viene liberato dall’amalgama nel corso del tempo è una quantità di mercurio minima, che resta al di sotto della soglia riconosciuta come pericolosa dall’OMS. Per intenderci, un’otturazione può liberare fino a 5 microgrammi di mercurio al giorno, mentre il quantitativo ritenuto pericoloso si quantifica all’assimilazione di 40 mcg al giorno. E’ di conseguenza impossibile anche avere un intossicazione da mercurio a causa di un’otturazione con amalgama dentale.

 

Rimozione amalgama d’argento

Chi ha già otturazioni con amalgama d’argento può dormire sonni tranquilli. Nel 2009, la Food and Drug Administration ha accertato che la presenza di mercurio delle amalgame dentali non è pericolosa per l’organismo. Da sfatare, inoltre, anche il mito che l’amalgama possa favorire la sclerosi multipla: non c’è alcuna correlazione scientifica tra le otturazioni in amalgama e questa malattia.

Tuttavia, per ragioni prettamente estetiche, è possibile richiede al dentista la rimozione dell’otturazione in amalgama sostituendola con nuovi tipi di otturazione, realizzate con elementi diversi e più compatibili con l’estetica del dente.

 

Otturazioni dentali senza amalgama d’argento

Nel nostro studio odontoiatrico, da tempo non eseguono più otturazioni con amalgama d’argento. Anche se non è ritenuta tossica, l’amalgama presenta comunque delle limitazioni rispetto a tecniche più nuove, meno invasive e più adatte alla copertura dei denti.

Il primo motivo è la sua capacità di adesione. L’amalgama non riesce naturalmente a integrarsi bene sullo smalto e sulla dentina, e la preparazione del dente si dimostra più invasiva e dannosa anche per la parte buona dei tessuti, che viene devitalizzata.

 

I materiali compositi in uso oggi, tra cui la resina composita e la ceramica, consentono di eseguire microtturazioni minimamente invasive. In questo modo la preparazione del dente è ridotta e non si corre il rischio di provocare piccole rotture sulle pareti restanti o, nei casi peggiori, la frattura del dente, soprattutto negli elementi devitalizzati.

 

Il vantaggio più papabile resta comunque quello estetico. Le otturazioni grigie non sono paragonabili a quelle realizzate in ceramica o resina composita, totalmente bianche, che si mimetizzano perfettamente nell’ambiente dentale.

 

I materiali compositi sono notevolmente migliorati negli ultimi tempi, con l’uso di nuovi materiali come i bulk-filk e tecniche che permettono un posizionamento preciso e duraturo dell’otturazione, come la stratificazione a quattro incrementi, la stratificazione obliqua a più’ incrementi e l’uso della clorexidina nella inibizione delle metalloproteasi.

Denti in gravidanza: come comportarsi

Denti in gravidanza: come comportarsi

Curare i denti in gravidanza non è un fattore di importanza secondaria. Nei nove mesi della gestazione le donne sono sottoposte ad esami approfonditi per controllare il proprio stato di salute e quello del nascituro. Questo è sicuramente un bene per il percorso della gravidanza, ma ciò non deve togliere attenzione a quelle parti del corpo non direttamente coinvolte nella gestazione.

I denti, ad esempio, possono subire notevoli cambiamenti a causa del differente assetto ormonale della donna incinta. Alcuni studi dimostrano, ad esempio, che i livelli di estradiolo e progesterone, più alti fino a 30 volte durante la gravidanza, possano favorire la proliferazione batterica e quindi alcune infezioni e infiammazioni del cavo orale.

Inoltre, i frequenti episodi di nausea e vomito rischiano di compromettere la salute della bocca e dei denti, se non si prendono rimedi importanti per prevenire o proteggere subito la dentatura. E’ possibile effettuare anche la pulizia denti in gravidanza senza alcun pericolo.

Approfondiamo qui cosa può comportare la gravidanza per la salute dentale e quali sono le misure precauzionali utili per salvaguardare i denti durante la gestazione.

 

Gengivite e parodontite in gravidanza

Tantissime donne in gravidanza vanno incontro a infiammazioni e infezioni della gengiva, in particolare nelle prime settimane di gestazione.

Ciò accade principalmente per due ragioni fisiologiche:

  • la prima è correlata all’aumento del circolo sanguigno, necessario per consentire il corretto sviluppo del feto, che porta ad un leggero gonfiore delle gengive. Questo, se associato ad una presenza di placca batterica, può sfociare in una gengivite e in una successiva parodontite. In questo caso è frequente riscontrare sanguinamento gengivale, specialmente quando si lavano i denti, dolore, prurito e la formazione di epulidi gravidiche, escrescenze rosse che si formano a bordo delle gengive e sanguinano facilmente;
  • la seconda ragione è legata invece ai cambiamenti ormonali che indeboliscono momentaneamente il sistema immunitario. In un quadro del genere, anche una piccola colonia batterica depositata sui denti può aumentare a dismisura e provocare l’infiammazione parodontale, con tutti i problemi che ne conseguono.

 

Piorrea in gravidanza

La piorrea è una forma di parodontite che si manifesta con la presenza di pus e sangue nelle sacche gengivali, sintomo di un’infezione galoppante e molto pericolosa. È ormai accertato che la piorrea può influire sulla durata della gravidanza e sul peso del bambino: le donne che hanno piorrea in gravidanza vanno incontro a parti prematuri e alla nascita di neonati sottopeso.

Questo accade perché, all’interno della placenta sono presenti antigeni di uno dei batteri che causano la parodontite. In altre parole, i batteri della parodontite trovano via libera per l’accesso alla placenta, liberando così tossine a contatto della barriera amniotica.

Lo stress provato dalla placenta è tale da poter indurre il parto pretermine. Inoltre, se durante la gravidanza la madre ha avuto una parodontite, è possibile che anche il bambino appena nato presenti problemi gengivali atipici.

 

 

Terapia per parodontite in gravidanza

In caso di parodontite in gravidanza, il dentista può procedere con alcuni trattamenti nel rispetto del periodo gestazionale in corso. Il momento ideale per trattare le parodontiti è quello del secondo trimestre; se ancora la gravidanza non è in corso, è decisamente più indicato rivolgersi al dentista prima del concepimento per risolvere eventuali problemi orali in atto.

Durante l’approfondimento diagnostico, lo specialista non potrà ovviamente effettuare una radiografia in gravidanza per accertare un’eventuale parodontopatia. In questo caso userà altri tipi di strumenti, come un sondaggio completo o l’analisi microbiologica, per verificare la presenza di batteri nelle tasche parodontali. Come terapia, il dentista può utilizzare il laser dentale per la parodontopatia in gravidanza senza rischi per la mamma o per il feto.

 

Denti e gravidanza: alcune indicazioni

La prevenzione resta sempre la migliore arma per evitare complicazioni delle patologie orali, anche in gravidanza.

Le linee guida oggi riconosciute e consigliate a tutte le donne in stato di gravidanza riguardano:

  • igiene orale a casa, con uso dello spazzolino morbido, del filo interdentale e dello scovolino, più dentifricio e collutorio a base di fluoro per rimuovere la placca dentale. Per prevenire spiacevoli mal di denti in gravidanza;
  • assumere fluoro se indicato dal dentista per rafforzare i denti, attraverso acqua ad alto contenuto di fluoro o dentifrici specifici;
  • curare l’alimentazione mangiando tanta frutta e verdura, ad alto tasso di vitamina C, nonché alimenti con ferro e calcio per favorire la mineralizzazione dei denti;
  • programmare una pulizia dei denti in gravidanza.

 

Curare denti in gravidanza nel nostro studio di Firenze

Il nostro studio dentistico riceve donne in gravidanza per qualsiai problema del cavo orale come parodontite, per effettuare la regolare pulizia dei denti oppure per eseguire un’estrazione denti in gravidanza. Contattaci subito per prenotare il tuo appuntamento.

Pulizia denti quotidiana: è davvero così importante?

Pulizia denti quotidiana: è davvero così importante?

La pulizia dei denti è un gesto che facciamo ormai in maniera automatica tutti i giorni, senza soffermarci troppo sulle implicazioni di una corretta igiene orale da seguire giorno dopo giorno. Il fatto che passi dall’essere un gesto consapevole all’essere una ripetizione abitudinaria fa sì che, talvolta, i denti vengano lavati frettolosamente, senza completare una pulizia dei denti giornaliera efficace.

Ma è davvero così importante lavare i denti dopo ogni pasto, e ricorrere ogni giorno a filo interdentale, collutorio e idropulsore? La risposta è sì, perché nella pulizia dei denti è racchiuso il segreto di una buona salute orale. Entriamo nel dettaglio.

 

Perché lavare i denti ogni giorno?

Non solo ogni giorno, anche più volte al giorno: alla base della prevenzione di larga parte delle malattie odontoiatriche c’è la pulizia dei denti, in grado di risparmiarci un bel po’ di dolorosi appuntamenti dal dentista. La pulizia dei denti quotidiana, per essere realmente efficace, deve essere però eseguita in maniera corretta e con gli strumenti necessari.

Dopo i pasti, sui denti si depositano i residui di cibo che vanno poi ad infiltrarsi negli spazi interdentali. Il tartaro ad esempio, ovvero quella patina lasciata dal passaggio degli alimenti in bocca durante la masticazione, col tempo si indurisce trasformandosi poi in placca.

 

Cosa preveniamo con la pulizia dentale quotidiana?

La placca invece è terreno altamente fertile per la proliferazione dei batteri. Infatti è costituita principalmente da zuccheri, che è ciò di cui i batteri si nutrono fino a intaccare l’osso del dente e a creare gallerie per penetrare al suo interno.

Da qui si trasforma in carie profonde, che arrivano a toccare il nervo del dente e a iniziare un processo di decomposizione. Questo processo si risolve o con l’otturazione del dente e la sua devitalizzazione o, nel peggiore dei casi, con l’estrazione dentaria.

Oltre all’osso e alla polpa del dente, i batteri possono aggredire le gengive e causare irritazioni fastidiose, comunemente note come gengiviti. Nei soggetti predisposti a patologie della gengiva, anche per carattere familiare, le gengiviti possono peggiorare fino a causare sanguinamenti, lesioni e parodontite.

Va da sé che l’igiene orale quotidiana è un trattamento indispensabile per evitare questo genere di infezioni e infiammazioni sui denti. E’ possibile eseguirla con diversi tipi di spazzolini, sia manuali che elettrici o spazzolini ultrasonici. Questi ultimi due sono i più indicati per una perfetta pulizia quotidiana, soprattutto per chi non sa come spazzolare i denti correttamente.

Da sola, però, l’igiene orale quotidiana può non essere del tutto sufficiente.

 

 

Pulizia denti professionale

Spazzolino, dentifricio, filo interdentale e collutorio: necessari dopo ogni pasto, questi tre strumenti consentono di effettuare delle pulizie denti che garantiscano un alito fresco a lungo.

Nonostante tutti i nostri sforzi, i depositi di tartaro potrebbero comunque rimane negli spazi difficoltosi da raggiungere con lo spazzolino e il filo interdentale, come ad esempio le mole più profonde o i colletti gengivali, spazio di contatto tra la gengiva e il dente emerso.

Ecco perché è utile, una volta all’anno all’incirca, prenotare una seduta di pulizia denti professionale dal proprio dentista di fiducia.

Il dentista è dotato di strumentazione a ultrasuoni che rompe la placca depositata sul dente, riducendola in molecole di pulviscolo che vengono poi aspirate ed eliminate totalmente, per lasciare i denti al loro stato di candore naturale. Durante la seduta dal dentista, l’igienista effettua anche una detartrase (ablazione tartaro) in maniera impeccabile.

Nella pulizia dei denti lo smalto non viene minimamente intaccato. Gli ultrasuoni distinguono infatti la placca dal dente per via del diverso colore, in modo da non danneggiare la superficie esterna dei denti.

Subito dopo l’uso degli ultrasuoni, il dentista applica una pasta abrasiva sui denti in modo da eliminare anche gli ultimi residui di tartaro e placca rimasti. Infine, i denti vengono trattati con una pasta lucidante per tornare al loro splendore naturale.

 

La pulizia dei denti dal dentista fa male?

Una seduta di igiene orale professionale non fa male. Rare volte necessita di anestesia locale, ed è sempre da valutare con il proprio dentista, in base alle condizioni della bocca e di salute del paziente.

Se la pulizia dei denti viene eseguita ogni giorno a casa, con spazzolino e dentifricio, lo stato dentale non dovrebbe diventare così tragico da rendere la pulizia dei denti insopportabile.

In caso di accumuli di placca importanti è possibile avvertire un fastidio durante il trattamento, e una maggiore ipersensibilità dei denti nei giorni successivi.

Per questo è consigliabile sia lavare i denti con attenzione ogni giorno, sia programmare una pulizia dei denti annuale, in accordo con il proprio dentista, per non lasciar passare troppo tempo tra una seduta e l’altra e rischiare di trovare una presenza eccessiva di tartaro sui denti.

 

Pulizia denti Firenze

Nel nostro studio dentistico di Firenze viene effettuato dall’igienista il servizio di pulizia professionale dei denti. Oltre alle sedute di igiene orale, puoi completare la cura del sorriso con uno sbiancamento dentale. Contattaci per maggiori informazioni.