L’amalgama dentale o amalgama d’argento è stato per anni il materiale più utilizzato, se non l’unico, dai dentisti per il restauro di molari e premolari.

Il risultato estetico non è stato però sempre piacevole. Non sono mancati i pazienti insoddisfatti delle “piombature” sui loro denti. In verità, il termine piombatura non è corretto, poiché l’amalgama d’argento non annovera il piombo tra i suoi componenti. Il colore, scuro e lucente, ricorda però quello del piombo puro, e non è certo bello da vedere sulla superficie di denti bianchi.

Oggi l’amalgama d’argento è quasi caduta in disuso, sia per il fattore estetico che per un fattore di salute. Perché? Ripercorriamo insieme la storia dell’amalgama dentale, fino ad arrivare ai metodi oggi utilizzati per eseguire le otturazioni dentali.

 

Uso dell’amalgama d’argento: da dove nasce

L’impiego dell’amalgama d’argento per la ricostruzione del dente ha origini antiche. Pare che i primi ad utilizzarla furono i cinesi, sotto la dinastia Tang, addirittura nel 659 d.C. Negli anni, l’amalgama è ricomparsa in alcuni testi occidentali e orientali, sia nel ‘500 che nel ‘700, e divenne il materiale d’elezione per i dentisti americani nei primi decenni del secolo scorso.

Non tutti, però, si trovavano d’accordo sull’uso dell’amalgama. All’epoca il problema era solamente estetico; oggi, invece, la diatriba è aperta sui rischi per la salute, a causa della sua composizione.

 

Com’è fatta l’amalgama dentale?

L’amalgama è una lega metallica che contiene argento, stagno, rame, palladio, indio e, in forma liquida, mercurio.

Questo assemblamento di metalli permette la realizzazione di un composto stabile e duraturo nel tempo, motivo per cui, a fini odontoiatrici, ha dato buoni risultati in passato, e in assenza di valide alternative.

 

 

L’amalgama d’argento è tossica?

È proprio nell’ultimo componente citato che risiede la lunghissima discussione sull’uso dell’amalgama d’argento: il mercurio è infatti ritenuto elemento tossico, nella sua forma volatile, e i rischi di averlo sempre presente in bocca, a contatto con gli organi interni, sono ancora oggetto di studio.

Ad oggi, i risultati degli studi scientifici condotti riconoscono che la componente di mercurio presente nell’amalgama d’argento non è tossica. La sostanza volatile liberata dal mercurio, nel momento dell’operazione di otturazione o nella sua rimozione, può essere arginata con una tecnica di isolamento accurata.

Inoltre, ciò che viene liberato dall’amalgama nel corso del tempo è una quantità di mercurio minima, che resta al di sotto della soglia riconosciuta come pericolosa dall’OMS. Per intenderci, un’otturazione può liberare fino a 5 microgrammi di mercurio al giorno, mentre il quantitativo ritenuto pericoloso si quantifica all’assimilazione di 40 mcg al giorno. E’ di conseguenza impossibile anche avere un intossicazione da mercurio a causa di un’otturazione con amalgama dentale.

 

Rimozione amalgama d’argento

Chi ha già otturazioni con amalgama d’argento può dormire sonni tranquilli. Nel 2009, la Food and Drug Administration ha accertato che la presenza di mercurio delle amalgame dentali non è pericolosa per l’organismo. Da sfatare, inoltre, anche il mito che l’amalgama possa favorire la sclerosi multipla: non c’è alcuna correlazione scientifica tra le otturazioni in amalgama e questa malattia.

Tuttavia, per ragioni prettamente estetiche, è possibile richiede al dentista la rimozione dell’otturazione in amalgama sostituendola con nuovi tipi di otturazione, realizzate con elementi diversi e più compatibili con l’estetica del dente.

 

Otturazioni dentali senza amalgama d’argento

Nel nostro studio odontoiatrico, da tempo non eseguono più otturazioni con amalgama d’argento. Anche se non è ritenuta tossica, l’amalgama presenta comunque delle limitazioni rispetto a tecniche più nuove, meno invasive e più adatte alla copertura dei denti.

Il primo motivo è la sua capacità di adesione. L’amalgama non riesce naturalmente a integrarsi bene sullo smalto e sulla dentina, e la preparazione del dente si dimostra più invasiva e dannosa anche per la parte buona dei tessuti, che viene devitalizzata.

 

I materiali compositi in uso oggi, tra cui la resina composita e la ceramica, consentono di eseguire microtturazioni minimamente invasive. In questo modo la preparazione del dente è ridotta e non si corre il rischio di provocare piccole rotture sulle pareti restanti o, nei casi peggiori, la frattura del dente, soprattutto negli elementi devitalizzati.

 

Il vantaggio più papabile resta comunque quello estetico. Le otturazioni grigie non sono paragonabili a quelle realizzate in ceramica o resina composita, totalmente bianche, che si mimetizzano perfettamente nell’ambiente dentale.

 

I materiali compositi sono notevolmente migliorati negli ultimi tempi, con l’uso di nuovi materiali come i bulk-filk e tecniche che permettono un posizionamento preciso e duraturo dell’otturazione, come la stratificazione a quattro incrementi, la stratificazione obliqua a più’ incrementi e l’uso della clorexidina nella inibizione delle metalloproteasi.

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